Bankitalia, cresce il Mezzogiorno ma preoccupa il calo demografico
ROMA (ITALPRESS) – Il Mezzogiorno cresce più della media nazionale. E’ la novità che emerge dal rapporto “Erit – L’Economia delle regioni Italiane”, presentato dalla Banca d’Italia. Nel periodo successivo alla pandemia l’economia italiana ha registrato tassi di crescita medi superiori alle principali economie dell’area euro ed un contributo importante è arrivato dal sud Italia: qui il prodotto e l’occupazione sono cresciuti più della media nazionale. E’ un elemento di novità importante, anche se potrebbe in parte riflettere fattori di
natura temporanea, data la particolare rilevanza per l’economia meridionale degli ampi interventi pubblici adottati n risposta agli shock globali. Bankitalia sottolinea la necessità
di dare continuità alla ripresa in atto attraverso politiche che facciano leva sugli investimenti e sulla qualità delle istituzioni e dell’azione pubblica, con l’obiettivo di innalzare la capacità produttiva dell’economia meridionale.
Nel rapporto si legge che lo scorso anno, dopo la robusta ripresa del biennio 2021-22, l’attività è cresciuta solo di poco in tutte le macroaree, rispecchiando la debolezza della domanda mondiale e le condizioni monetarie più restrittive. L’incremento è stato più accentuato nel Mezzogiorno, per effetto di una maggiore espansione dell’attività nei comparti delle costruzioni e del terziario e di una minore contrazione dell’industria.
Le esportazioni reali sono aumentate nel Sud e nelle Isole, in contrasto con la riduzione registrata nel Centro Nord. Le misure di spesa del Pnrre gli incentivi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare hanno continuato a sostenere il settore dell’edilizia, che è risultato quello a più alta crescita nell’intero Paese. Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, nella prima metà del 2024 il rialzo del Pil, leggermente più marcato nelle regioni meridionali, si è mantenuto modesto in ogni ripartizione; ha risentito ancora della fragilità della domanda interna e di quella estera.
Lo scorso anno l’occupazione ha continuato a crescere in ogni ripartizione, più intensamente nel Mezzogiorno; vi hanno influito gli sgravi contributivi, la ripresa degli investimenti pubblici e la fine del blocco del turnover del personale nella Pubblica amministrazione. E’ proseguito anche l’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, in particolare nel Mezzogiorno e nel Nord Est. Il tasso di disoccupazione è
diminuito ovunque. Nel 2023 i conti delle Amministrazioni locali sono migliorati. La spesa per investimenti ha accelerato, sostenuta in particolare dall’impiego nel Mezzogiorno
dei fondi di coesione europei del ciclo di programmazione 2014-20, in via di completamento, e dalla progressiva realizzazione dei progetti connessi con il Pnrr. Sul fronte bancario dal rapporto emerge che i prestiti al settore privato non finanziario, che avevano già rallentato dalla fine del 2022, si sono contratti in ogni ripartizione dal terzo trimestre dello scorso anno. Sull’andamento ha inciso soprattutto la significativa e generalizzata flessione dei finanziamenti al settore produttivo, in particolare al Centro e nel Nord Est.
Il calo ha riflesso sia la minore domanda di credito, sia la maggiore avversione al rischio degli intermediari in un contesto macroeconomico debole. I prestiti alle famiglie hanno
continuato a espandersi solo nel Mezzogiorno, sebbene in rallentamento. Nei prossimi anni l’espansione dell’attività sarà influenzata significativamente dall’evoluzione demografica. A pesare sull’economia del paese sarà l’ormai inarrestabile calo demografico:tra il 2023 e il 2043 in Italia la popolazione residente si contrarrebbe del 4,3%, riflettendo una lieve crescita nel Nord (0,9%), più che compensata da un ampio calo al Centro e, in particolare, nel Mezzogiorno (rispettivamente del 3,6 e dell’11,9%). Il calo sarà ancora più marcato per la popolazione in età da lavoro: il numero delle persone tra 15 e 64 anni diminuirebbe in media di oltre il 16%, con andamenti differenziati fra le diverse macroaree: -11% nel Nord, -16 al Centro e -24 nel Mezzogiorno.
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(ITALPRESS).