Albano incontra i manufatti in lacca della tradizione coreana
Saranno esposte, dal 9 al 31 gennaio, presso le sale del Piano Nobile di Palazzo Lercari, sede del museo diocesano di Albano, le opere della collezione “Luminosità millenaria ‘Nagion & Ottcil’ — Risplende sull’Italia. Arte della Lacca Coreana”.
L’esposizione, costituita da 36 preziosi manufatti realizzati dai migliori artigiani coreani, verrà inaugurata al pubblico il giorno 9 gennaio alle ore 18, alla presenza del direttore dell’Istituto Culturale Coreano in Italia, Lee Soomyoung, del curatore Choi Insun, direttore della Galleria dei Patrimoni Reali Coreani e del direttore del museo diocesano, Roberta Libera, che si è avvalso, per il progetto allestito, della preziosa collaborazione della critica d’arte Vittoria Biasi.
Gli oggetti esposti, che raccontano la storia dell’arredo, rappresentano alcuni oggetti della cultura tradizionale coreana le cui radici si perdono nella notte dei tempi.
Il loro processo di realizzazione, frutto di gesti antichi e accurati, tramandati da generazioni per mille anni (i primi ritrovamenti infatti sembrano risalire al Regno di Shilla), contribuisce a rendere ancora più pregiate queste opere uniche in ogni singolo esemplare.
Il valore artistico dei manufatti risalta fra arte e tecnica. Per la loro realizzazione, gli artigiani danno prova di una profonda conoscenza di tutti i passaggi e di grande maestria nell’intarsio. I motivi ornamentali applicati con meticolosità fin nei punti più minuti degli oggetti, lasceranno i visitatori stupefatti.
Le caratteristiche di queste opere, dovute alla madreperla, sono la conservazione, nel tempo, della capacità di riflettere la luce che varia sempre, senza diventare mai eccessiva o debole, e di cambiare colore se osservati da angoli differenti.
La laccatura, che può essere applicata su innumerevoli materiali come il legno, la pietra, il metallo e il vetro, avviene attraverso la stesura, sull’oggetto intarsiato, di linfa grezza, ricavata dall’albero della lacca, poi ricoperto da canapa o carta hanji. Successivamente il manufatto viene verniciato con una sostanza ottenuta da una particolare miscela di polvere di crostaceo e lacca. L’ultimo passaggio, prima di un lungo ciclo di verniciature, è la decorazione con conchiglie trattate.
Gli artigiani, che hanno realizzato queste opere, sono stati nominati Patrimonio Nazionale intangibile, Maestro Coreano, illustre membro dell’Associazione degli artisti Coreani. Un riconoscimento che stride con la concezione riservata agli artigiani italiani, anch’esse custodi di un know how di antica tradizione.
Per Lee Soomyoung la collezione recentemente esposta presso l’Istituto Culturale Coreano, che in gran parte aveva già fatto tappa alla triennale di Milano del 2013, è un ponte per avvicinare, attraverso il linguaggio universale dell’arte, due culture differenti. L’obiettivo è quindi, soprattutto, quello di far conoscere in Italia la raffinata e rituale laboriosità artigianale che caratterizza la cultura coreana.
La mostra rappresenta sicuramente un confronto tra due mondi dell’artigianato, quello coreano e quello italiano, di altissimo livello. Un incontro tra queste due tradizioni, sarebbe senza dubbio proficuo per entrambe.
L’auspicio è che questa iniziativa non resti isolata, ma sia un punto di partenza per una più profonda conoscenza tra questi due Paesi.
Di Emanuele Scigliuzzo