Sergio Floriani la mostra sulle “Tracce sul lago” fino al 5 novembre
Sergio Floriani. TRACCE SUL LAGO, mostra
promossa da: Fondazione Cavaliere del Lavoro Alberto Giacomini, San Maurizio d’Opaglio – a cura di: Lorella Giudici
numero opere: 50 – sede: Villa Gippini, Orta San Giulio, Novara –
inaugurazione: 18 giugno 2023 ore 18.00 –
durata: 19 giugno – 5 novembre –
orari: Tutti i giorni dalle 10.00 alle 22.00.
Ingresso libero
Dopo una prima tappa al Castello di Novara, la mostra di Sergio Floriani TRACCE, promossa dalla Fondazione Cavaliere del Lavoro Alberto Giacomini, approda a Villa Gippini (Orta San Giulio, No) dal 19 giugno al 5 novembre.
Per l’appuntamento lacustre, da qui il titolo TRACCE SUL LAGO, sono state selezionate, dalla curatrice Lorella Giudici, alcune delle opere presenti nella fortezza novarese a cui si è aggiunta una serie di lavori (molti dei quali inediti) che propongono al pubblico e alla critica nuove riflessioni e rivelano altri interessanti campi di ricerca della lunga carriera dell’artista padovano (ma gatticese d’adozione), che quest’anno ha superato i quaranta anni di attività.
Il percorso espositivo prevede cinque sezioni, ciascuna con elementi tematici e formali peculiari, a cui si aggiunge una grande scultura in corten e stagno (Flusso, 2023), appositamente realizzata per l’evento, che in occasione di S.O.S. Humanity 2023 (altro appuntamento espositivo che coinvolgerà tutto il lago d’Orta) verrà posizionata sulle acque cusiane grazie ad una piattaforma galleggiante.
All’interno della Villa, un accogliente scrigno barocco con tanto di giardinetto a bordo lago, la mostra presenta una prima stanza con nove tempere brunite, tutte sui toni del turchese e del verde (Verde erba, Ovale turchese, Ovale verde veronese, Verde germoglio brillante…) in un campionario di sagome inserite dentro a preziose e originali cornici antiche, alla ricerca di un serrato dialogo tra lo storico e il contemporaneo, tra il manufatto (la cornice) e la superficie asettica dell’opera, ma anche tra lo spazio infinito e la costrizione di un bordo che fisicamente e visivamente ne limita lo sviluppo.
La sala di fronte raccoglie un grande tondo giallo, Asportare (1988), un Ovale color lampone (2020), un’ampia tempera brunita viola-bordeaux (2020), una scultura in piombo e stagno che ripete i temi del cerchio (Cerchi d’acqua, 2009) e una serie di carte con macchie colorate e vagamente orientali che raccontano la sensibilità e la poesia con cui Floriani sa trattare argomenti che narrano, nella trasparenza del colore attraversato dalla luce, un mondo segreto e intimo. Entrambe le stanze hanno al loro interno un piccolo studiolo, un vero e proprio angolo contemplativo nel quale trovano posto alcune opere del primo periodo su è profilata l’ascetica isola di San Giulio, stilizzata in un algoritmo di linee e piani dai colori del tramonto. È facile, davanti a queste sagome asciutte e geometriche evocare il nome di Antonio Calderara, il Maestro di Vacciago che ha convinto Floriani ad abbandonare una promettente carriera di chimico per quella più avventurosa e impervia d’artista. Entrambi appartengono per vocazione a questa terra, alla sua luce misteriosa e limpida del suo lago, dei cui riverberi la loro arte si è costantemente nutrita.
Un lungo corridoio conduce all’ultima stanza, ma strada facendo si possono ammirare acrilici e pastelli dalla forte personalità e dalle linee saettanti, composizioni di esplosive forze cromatiche e di magnetismi cosmici. A metà percorso alcuni bozzetti di sculture dalle superfici ossidate e maculate di stagno, le cui forme ricordano i nembi, e Totem (2015) dalle macchie rosso puniceo, liquide e umorali, che trasudano nella carta come vino sulla tovaglia, stingendosi in delicate trasparenze, in chiazze dai contorni arrotondati, nelle quali immaginare di riconoscere le forme che si desiderano.
L’ultima sala è dedicata al nero, con l’iconica Identità complessa (1990), l’opera da cui è partita tutta la ricerca che Floriani ha condotto sull’impronta, e con sculture che riprendono l’assolutezza della geometria (piana e solida) nel silenzio e nella profondità riflessiva del metallo e del legno anneriti o nell’inafferrabile morbidezza della catramina.
La mostra TRACCE SUL LAGO di Sergio Floriani, come è stato per quella di Novara, è sostenuta e promossa dalla Fondazione Cavaliere del Lavoro Alberto Giacomini, impegnata nella tutela, valorizzazione e diffusione della sensibilità artistica e culturale, sia a livello locale, essendo profondamente legata al territorio del lago d’Orta, che nazionale e internazionale.
La mission della Fondazione consiste nell’ideazione, promozione e divulgazione di temi, iniziative e importanti eventi culturali con la finalità di unire i valori dell’Arte a quelli dell’Ecosostenibilità.
Sergio Floriani, nato nel 1948 a Grantorto (PD), risiede e lavora a Gattico (NO). Originale interprete della ricerca d’area concettuale. Nel 1982 è cofondatore del Gruppo Narciso Arte sotto l’egida di G. Di Genova. Nel 1984 i lavori realizzati in vista della Biennale di Venezia vanno a costituire due importanti personali: Architetture (Torino – Palazzo della Regione) e L’anima e il rispecchiamento (Chiostro di Voltorre). La ricerca sulla formazione dei colori genera Zodiaci d’acqua, (Il Naviglio,1988) curata da T. Trini, in cui compare l’unica video-scultura realizzata:Autoriflessione. Nel 1989 affiora per la prima volta l’idea dell’impronta che si fa anche scultura e nascono le prime opere in ferro e stagno, ferro e acciaio, come l’installazione Synopis e Lux mundi (Palazzo dei Vescovi di Novara, 1990). L’uso delle impronte dà origine alle tre mostre Digito, ergo sum del 1991, presentate da G. Celli e G. Di Genova, a Carrara, a Sanremo e a Venezia. Da questo momento l’impronta costituirà il segno distintivo dell’artista. Nascono le sculture in corten e stagno: Identità in evoluzione (Biennale del bronzetto di Padova -1995); La porta della legge (I premio al Concorso Internazionale di Scultura “Arona 96”); laXIV Stazione della via della Crocedi Curino (1999);Cercando un equilibrio, definitivamente collocata presso il forte di Exilles a seguito della mostra Signum Forte del 2008. Da segnalare: l’antologica del 1998 Le porte sull’infinito (Museo Civico di Padova e Arengo del Broletto di Novara) curate da M. Rosci; la rassegna antologica del 2002 alla GAM di Gallarate curata da F. Gualdoni; la personale milanese del 2004 La logica dell’immaginario alla Galleria Naviglio Modern Art. Dal 2003 Floriani passa all’uso del piombo, combinandolo ora con la sabbia nera, ora con lo stagno. Nascono nel 2008 le due personali milanesi: Quadro quadrato alla Galleria Artestudio e Meta quadrato all’Annunciata. Nel 2010 realizza la croce VERODIOVEROUOMO per la parrocchiale di Gattico. Ha partecipato con la scultura La Porta della Legge alla Biennale Internazionale di Scultura di Racconigi presso il Castello di Racconigi nel 2013; nello stesso anno ha allestito la mostra Signum presso la Fabbrica Lapidea della Basilica di San Gaudenzio a Novara. Nel 2016 con la curatela di Francesco Poli, ha presentato presso il Complesso Monumentale del Broletto di Novara l’antologica“Lo spazio dell’identità/ L’identità dello spazio”. Sempre nel 2016 ha realizzato la Porta della Misericordia presentata dapprima nel quadriportico del Duomo di Novara e successivamente allocata sul piazzale antistante la Chiesa dei SS Cosimo e Damiano. Nel 2022 ha partecipato alla mostra d’arte contemporanea diffusa sul lago D’Orta S.O.S Humanity, con due opere che rappresentano la sua visione del mondo A Confronto e La Porta della Legge.
Photo: fonte ufficio stampa