Prima casa: cosa cambia con il decreto mille proroghe
Con il nuovo decreto Mille Proroghe convertito in legge in materia di Agevolazioni Fiscali Prima Casa il Governo ha modificato alcuni requisiti riguardo le tempistiche.
Ma attenzione, vi è una contraddizione molto importante che ora andremo ad analizzare.
La legge sulla prima casa ci dice che per avere le agevolazioni fiscali il nuovo acquirente dovrà portare la residenza nel comune dove acquista l’immobile entro 18 mesi dal momento in cui compie il rogito di vendita, altrimenti perderà le agevolazioni fiscali.
Fino al 30 ottobre 2023 poi questo periodo è stato posticipato da 18 mesi a 37 mesi.
“Ma anche qui si sono dimenticati di dire 2 cose: la prima è che il 90% delle famiglie per comprare casa accende un mutuo come prima casa. Il che vuol dire che si potrà detrarre gli interessi passivi pari al 19% fino a d un massimo di 4.000 Euro. Inoltre potrà pagare l’imposta sostitutiva allo 0,90% sull’importo di mutuo erogato anziché il 2%.
Ed il Il tutto ad una condizione: che la residenza venga trasferita entro 1 anno dal rogito: quindi le due cose non vanno di pari passo”, specifica Luciano Vasciminno, esperto di questioni immobiliari e presidente di Astaqui.it, specializzata nell’assistenza all’acquisto di immobili all’asta con sconti dal 20 fino al 70%.
Inoltre una cosa che non viene detta è che anche sulla prima casa vi è la plusvalenza
Se vendi una prima casa prima dei 5 anni e non hai tenuto la residenza per la metà del tempo + 1 giorno al momento della vendita, se tra acquisto e rivendita vi sarà stato un incremento di prezzo, quel “guadagno” verrà tassato al 26%.
“Facendo un esempio la famiglia Rossi compra la prima casa ad Euro 200.000 a luglio 2023 la rivende a luglio 2025 ad Euro 250.000 (due anni dopo ) la residenza l’ha portata a gennaio 2025 (quindi non l’ha tenuta la metà del tempo + un giorno) dovrà pagare sui 50.000 euro il 26% di plusvalenza”, commenta ancora il presidente di Astaqui.it.
Per quanto concerne l’IMU il Comune di competenza richiederà l’imposta come seconda casa, fino a quando la residenza non verrà portata nell’immobile.
”A mio parere sarebbe da rivedere la normativa in modo tale da non creare squilibri che potranno insorgere e di cui pochi professionisti sono ancora al corrente”, conclude Vasciminno.