Warholism: dal 26 maggio on line una mostra virtuale
Warholism this is not by me è una grande mostra on line del pittore Vincenzo Bonanni.
Un’importante preview, accessibile a tutti gli estimatori del giovane artista abruzzese. Dal 26 maggio sarà possibile visitarla virtualmente. Siamo a quasi tre anni dall’ultima presentazione di inediti di questo individuo poliedrico. Il progetto on line prevede quattro sezioni, per un totale di più di cento opere. Si tratta di riutilizzare l’universalità del linguaggio di Warhol. Ci sono opere che sono il contraltare delle realtà dell’Italia contemporanea, dalla Terra dei Fuochi agli sbarchi di Lampedusa.
Quadri, collage, disegni, foto e polaroid saranno visibili sul sito dell’artista (vincenzobonanni.com) a partire dalle ore 18 del 26 maggio, accedendo alla sezione Virtual Exhibition. Una full immersion virtuale, che precede l’uscita del libro monografico: a sua volta, esso anticiperà la mostra personale.
Vincenzo Bonanni, sociologo di formazione, elegge la pittura a sua forma d’espressione, con una molteplicità di tecniche. Fino ad abbattere i confini del quadro e spaziare nell’installazione e nella composizione scritta. Per la prima volta ha esposto sue opere in Roma, nel 2008, con una personale di grande successo, sia come pubblico, sia come critica. Il maestro Mario Monicelli inserì la mostra nel suo documentario-tributo “Vicino al Colosseo c’è Monti”, presentato fuori concorso alla cinquantaseiesima mostra del Cinema di Venezia. Nello stesso anno l’artista è risultato tra i vincitori del premio Termoli d’arte contemporanea. Di qui si prende la rincorsa, per esporre nelle principali città italiane e all’estero: Vincenzo Bonanni ha partecipato ad aste e fiere internazionali.
Warholism. Quadri, polaroid, collage per uno spazio virtuale: come nasce il tuo nuovo progetto?
Da una lunga gestazione, come sempre! In più stavolta c’è stato anche un lungo periodo per la realizzazione, sai le opere sono più di 130! Il primo a vedere in me una qualche somiglianza fisica con il Warhol degli anni Sessanta è stato un fotografo americano incontrato qualche anno fa, di cui non ricordo il nome. Mi fece degli scatti in bianco e nero che non ho mai più visto, come lui del resto. Dopo quell’incontro l’hanno detto in molti. Ma realmente il progetto nasce dalla ricerca di un linguaggio universale e semplice per veicolare un messaggio artistico profondo e sociale. Ho voluto creare un trompe-l’oeil impattante per sviscerare tutto ciò che ho da dire!
Warholism. Un viaggio virtuale ideato spalla a spalla con un grafico e un ingegnere informatico: quale ne è la veste nei dettagli e come si è svolto il lavoro?
Ci tenevo che la presentazione di Warholism avvenisse in toto, per non perdere la forza della ripetitività! Ma le opere sono davvero molte ed alcune di grandi dimensioni. Così, vista la (rara per me)
bidimensionalità dei pezzi, ho deciso di ideare uno spazio che potesse ospitarle. Devo molto all’ingegnere informatico che è stato in grado di realizzare questa mia visione, abbiamo lavorato insieme giorno e notte e abbiamo visto nascere un spazio espositivo perfetto per Warholism!
Warholism. In uno spazio inesistente, adattato alle opere, si espone: come è fatto il tuo museo virtuale? Come lo si rende accessibile?
Ehm dovete scoprirlo da voi a partire da questa sera! Buon viaggio virtuale a tutti!
Intervista di Isabella Lopardi