I Nabis e la pittura italiana d’avanguardia
Da mare a mare, anzi da oceano a laguna, lungo percorsi che si sono dipanati, intrecciati, fusi in giro per l’Europa. Questo è il filo conduttore della mostra ospitata a Palazzo Roverella di Rovigo fino al 14 gennaio 2017
[dropcap]L[/dropcap]e splendide sale di Palazzo Roverella a Rovigo ospitano fino al 14 gennaio dell’anno prossimo la bella mostra “I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia”, composta da un centinaio di opere, alcune molto conosciute, altre ancora da scoprire. I quadri esposti, raggruppati in quattro “isole” (1- La Bretagna di fine Ottocento; 2- Alle origini del Sintetismo. Emile Bernard e Paul Gauguin; 3- Profeti e pellegrini. La poetica dei Nabis, Burano; 4-Bretagna e ritorno) creano un ideale ponte tra la scuola di Pont-Aven, un paese di pescatori in Bretagna dove Paul Gauguin si è ispirato per ricercare nuovi linguaggi pittorici, i Nabis un gruppo di artisti parigini del XIX secoli adepti dell’avanguardia post impressionista e l’isola di Burano, nella laguna di Venezia, una sorta di Pont Aven de noantri eletta “isola dei colori” da un gruppo di artisti italiani, riuniti attorno alla Galleria d’arte moderna di Ca’ Pesaro e al suo direttore, Nino Barbantini, che hanno seguito le orme dei pittori francesi dando vita ad una pittura sintetica ed inedita nella sua sensibilità cromatica, nelle sue figurazioni bidimensionali e nei suoi elementari riferimenti simbolici.
La rassegna, curata da Giandomenico Romanelli, è un intreccio di emozioni forti e di storie intense. Storie di artisti in fuga, da città, da legami, da loro stessi, in molti casi. Che trovano rifugio in riva al mare, quello potente della Manica o quello dolce e casalingo della Laguna veneziana. Quasi fossero alla ricerca del valore purificatore dell’acqua e degli elementi naturali. Il risultato è un percorso di colori e di emozioni; unitario eppure variegato, fitto di storie che sono diventate leggende, anticipatore di tendenze e di mode. E non solo nel campo dell’arte. Nelle varie sale si “respira” il percorso artistico dei vari pittori che, assecondando il proprio animo, hanno trasfuso le loro emozioni sulla tela in maniera libera ma intensa ed affascinante. Si assiste così ad un capovolgimento della tecnica pittorica che prima con l’Impressionismo imitava la natura e il mondo reale con verosimiglianza e con grande attenzione per i particolari ed ora interpreta la realtà trasformata in macchie di colori come risultato delle emozioni immagazzinate dall’artista che si lascia andare al sentimento. a cui Paul Gauguin, prima della sua definitiva partenza per Tahiti e le isole Marchesi, si è ispirato per ricercare nuovi linguaggi pittorici. Non più ricerca quasi maniacale di prospettive e dettagli ma una pittura votata alla rielaborazione emotiva di quello che si percepisce del mondo circostante usando colori forti delimitati da linee scure.
Gauguin è stato anche il leader di quella comunità internazionale di giovani artisti che scelse le coste bretoni per affinare il proprio linguaggio artistico ed espressivo, e che dipingendo spesso insieme, traevano ispirazione dal paesaggio e dalle loro comuni esperienze e riflessioni.
Alla loro ricerca sottendevano tensioni intellettuali. Molti cercavano la semplicità, nella vita così come nell’arte. Una semplicità fortemente creativa, decantata dai fumi tardo-impressionisti, tesa all’essenziale. Precursori di un nuovo che attingeva ad un primigenio, all’essenza. Pur in una visione assolutamente soggettiva della realtà e della natura essi cercavano anche di coglierne i significati simbolici nascosti.
Su questo movimento, i Nabis (Profeti in ebraico antico), è incentrata la seconda parte della mostra rodigina. Infatti con un balzo si lascia la Bretagna per arrivare a Parigi ed “assaporare” l’esperienza mistica di questo gruppo di pittori, che segnano la nascita dell’arte moderna. Il colore intenso è l’elemento costruttivo delle loro opere; per i Nabis, il pittore non deve pedissequamente copiare la realtà “visiva” ma al contrario deve esprimere quella interiore, lavorando sulle memorie e sulla immaginazione. Un linguaggio pittorico assolutamente innovativo basato su colori intensi, profili marcati, rinuncia al dettaglio, esplosione di emozioni violente. Esperienze e pensieri da trasformare in linguaggi espressivi forme e colori da imprimere sulla tela ed espresse nelle opere di Paul Serusier, Emile Bernard, Paul-Elie Ranson, Maurice Denis, Cuno Amiet e Felix Vallotton. Una pittura sintetica ed elementare, frutto di una semplificazione fino all’essenziale (donde la definizione di Sintetisti per un gruppo di loro). Da questa visione uscirà l’esperienza dei Fauves e via via sino all’Art Nouveau, all’Espressionismo e all’Astrazione. L’avventura si conclude con l’ approdo nella laguna di Venezia, e precisamente a Burano, dove vi sono suggestioni analoghe a quelle del mondo bretone, che sono state raccolte come una preziosa eredità da un nucleo di giovani pittori come Umberto Moggioli, Arturo Martini ed il veneziano Gino Rossi, uomo e artista pregno di illuminazioni e di tenebre, “straordinario campo di forze, di polarità, di tensioni, di urgenze e di riflessioni” così definito dal curatore della mostra Romanelli.
Gauguin e Rossi, due storie lontanissime eppure vicine: il primo conquistato, catturato e tragicamente sedotto dai paradisi tahitiani, il secondo scivolato in un fulminante itinerario sin dentro i gironi d’inferno di un manicomio di provincia. Eppure capaci, entrambi, di una pittura dove la semplicità è purezza primigenia e insieme ingenuità, affinamento alchemico e traduzione di un pensiero filosofico cristallino, lucido e tragicamente fragile.
L’ultimo capitolo del percorso artistico della mostra è dedicato agli eredi di questo universo artistico. Felice Casorati, Oscar Ghiglia, Cagnaccio di San Pietro e il rodigino Mario Cavaglieri si confrontano con il Sintetismo e il fascino per una nuova semplicità che raffigura gli spazi della casa e l’intimità domestica e con i loro dipinti raggiungono un livello di eccellenza sul palcoscenico dell’arte pittorica mondiale senza alcun timore reverenziale.
Si esce da Palazzo Roverella molto soddisfatti e con una idea trasmessa dalla mostra, da mettere in pratica anche nella quotidianità: tralasciare ciò che non serve perché appesantisce, lasciarsi guidare dall’emozione per vedere con gli occhi dell’anima che sanno cogliere la semplicità nella sua essenza.
Infine, proprio nel giorno dell’inaugurazione, il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha deciso di conferire la medaglia di rappresentanza della Presidenza della Repubblica all’ intero evento espositivo.
Dorina Cocca
Uno sguardo d’insieme sulla mostra
I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia – Rovigo, Palazzo Roverella
Promossa da: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo insieme al Comune ed all’Accademia dei Concordi di Rovigo
Periodo di apertura: 17 settembre 2016 -14 gennaio 2017. La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 19, sabato e festivi dalle 9 alle 20, chiuso i lunedì non festivi.
Costo del biglietto: intero 11 euro; ridotto 9 euro
Info: Call Center 0425-460093 e 346-0701983
Altre info: Durante la mostra sarà inoltre visitabile Palazzo Roncale, proprio di fronte a Palazzo Roverella, prestigioso palazzo del ‘500 in cui sono esposti i capolavori della Collezione Centanini recentemente donati alla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Un’occasione, gratuita per il visitatore, per poter ammirare cinque secoli di storia dell’arte veneta e italiana.